Che cosa sono le galee veneziane?
Le galee veneziane erano navi da guerra e mercantili tipiche della Repubblica di Venezia durante il periodo medievale e rinascimentale, specialmente tra i secoli XI e XVII. Erano imbarcazioni a remi, lunghe e snelle, progettate per la navigazione sia in mare aperto che nelle acque meno profonde della Laguna Veneziana.
La galea Veneziana, insieme al “Leone di San Marco”, è senza dubbio uno dei simboli più rappresentativi della millenaria storia della “Serenissima” Repubblica di Venezia, svolgendo un ruolo cruciale e determinante nella grandezza e nell’influenza di Venezia nel mondo antico.
Da dove nasce il termine “Galea”?
Il nome “galea” deriva, con molta probabilità, dal termine greco “galeotes“, associato alla forma slanciata e minacciosa a prua, simile a uno squalo. Anche se, nel dialetto veneziano, “galia” si riferisce a un insetto chiamato “millepiedi”. Questo chilopode ha un corpo allungato con dodici paia di zampe lunghe, che, muovendosi velocemente, ricorda una galea che procede a remi.
Le prime Galee a Venezia
Il termine “galeas” appare per la prima volta in un manoscritto dell’imperatore bizantino Leone VI, suggerendo che la galea bizantina stesse sviluppando una propria identità nel IX secolo. I primi prototipi di galea furono utilizzati con successo nella battaglia di Durazzo contro i Normanni nel 1081.
Com’era fatta una galea veneziana?
Fin dall’inizio, il primo prototipo di galea aveva un rostro sul ponte, simile a quello delle triremi dell’età classica. La sua funzione principale era quella di squarciare il palamento (insieme dei remi) della nave nemica, causando in tal modo un danno strutturale all’intero scafo. Le prime galee erano equipaggiate con due timoni posteriori laterali, simili a grandi remi di poppa e una grande vela triangolare.
Al contrario di quanto si possa pensare infatti, la navigazione avveniva prevalentemente a vela. Questo per evitare di trovarsi con l’equipaggio di rematori esausti durante gli scontri con il nemico o in condizioni atmosferiche avverse. Senza considerare, che nelle prime galee ogni rematore aveva un solo remo e pertanto su ogni banco si trovavano due rematori.
Le galee nel XII secolo
Le galee veneziane erano notevolmente versatili e si adattavano bene sia alle esigenze militari che commerciali dell’epoca. Dall’anno di fondazione dell’Arsenale, indicativamente verso il 1104, le galee diventarono un prodotto totalmente statale destinato sia ad un utilizzo militare che a finalità commerciali.
Durante le Crociate, vennero utilizzate sia come navi da trasporto per le truppe e i rifornimenti sia come navi da guerra per proteggere i convogli e partecipare alle battaglie navali.
Le variazioni delle rotte, la loro estensione e il volume delle merci da trasportare contribuirono in modo all’aumento delle dimensioni delle galee. La loro mobilità e capacità di manovra le resero un importante forza navale nel Mediterraneo. Le galee veneziane erano spinte sia dalla forza dei remi manovrati da equipaggi ben addestrati sia dalla potenza del vento, utilizzando vele ausiliarie quando necessario. La loro costruzione era tecnologicamente avanzata per l’epoca, e la Repubblica di Venezia proteggeva gelosamente le conoscenze riguardanti la loro progettazione e costruzione.
Nel XII’ il prototipo di galea presentava le seguenti caratteristiche:
· Lo scafo aveva una lunghezza di circa 38 metri e una larghezza inferiore ai 4,5 metri.
· Sulle sue fiancate erano installati 27 banchi con voga alla “sensile”, con due rematori per banco, per un totale di 108 addetti al remo.
· La capacità di carico era approssimativamente di 25 tonnellate.
Chi remava sulle galee?
Fino alla metà del ‘500, gli equipaggi delle galee veneziane erano composti prevalentemente da uomini liberi chiamati “Bonevoglie.” Questi erano principalmente giovani cittadini di Venezia o dei territori soggetti alla Repubblica che venivano arruolati per prestare un servizio di leva. Inoltre, venivano reclutati giovani volontari, di età compresa tra i 18 e i 40 anni, i quali ricevevano uno stipendio regolare.
In momenti di maggiore necessità di manodopera, si aggiungevano ai “Bonevoglie” anche prigionieri catturati su navi nemiche, predoni di mare, traditori, furfanti, ladri e disertori fuggiti dalle prigioni della Serenissima. Questi uomini venivano costretti a remare in catene per soddisfare le esigenze della flotta veneziana.