Le condizioni dei prigionieri

Il tema  della condizione dei prigionieri, è stato studiato attentamente nelle funzioni di questo palazzo : l`idea di una prigione “nuova” e “moderna” aveva a che vedere infatti con la volonta` di migliorare anche questo aspetto. Anche se quanto a “miglioramento”, al secondo piano e` visibile la stanza delle tortura la cosidetta “innovazione” va considerata in rapporto alla mentalita` dell`epoca, e dunque si puo` dire che caratteristiche di modernita` vennero incorporate nelle linee generali del progetto.

La piu` evidente e` la vera da pozzo che venne costruita proprio per i prigionieri che potevano uscire ogni giorno dalla cella per raccogliere l`acqua da se`, anche se incatenati e sotto l`osservazione dei guardiani. Il cibo che i detenuti ricevevano ogni giorno, erano due pagnotte di pane fresco da mezzo kilo che nel tempo, per i tagli di bilancio, divenne pan biscotto.

La carne veniva distribuita solo in certe occasioni: in occasione dell`elezione del Doge, per la nomina di qualche personalita` di rilievo in qualche carica istituzionale importante, o durante il Carnevale in occasione della caccia al toro, uno spettacolo di intrattenimento che consisteva nella caccia di un toro vero, che catturato, veniva ucciso e macellato, e i cui pezzi venivano distribuiti poi ai prigionieri.

Le numerose confraternite di beneficenza ( o “scuole) che esistevano a Venezia, venivano a svolgere il loro impegno di caritatevole assistenza, portando cibo, acqua, assistenza legale e medica non solo ai detenuti ma anche ai poveri straccioni e/o medicanti che bivaccavano sotto il porticato esterno, ala ricerca di riparo o sperando in qualcosa da magiare.

All`interno della prigione, un medico visitava i detenuti tutti i giorni e un prete era presente per le funzioni finali di chi terminava qui la propria esistenza, o per qualsiasi necessita` di sostegno e conforto.

Date queste direttive generali, e` possibile fare alcune considerazioni sul successo del progetto ossia se esso abbia risolto i problemi della detenzione nel Palazzo Ducale, e primo tra tutti quello dello spazio. In definitiva, si puo` dire che questo non accadde, visto che anche nelle Prigioni Nuove le celle finirono sovraffollate.

Altri problemi finirono a rendere molto dura la detenzione quali l`igiene scarsa – le celle venivano pulite durante l`anno (non durante il mese o durante la settimana) con aceto e calce viva, oltre all`uso comune di un secchio di legno come toilette, che creava un fetore insopportabile nel poco spazio condiviso dai prigionieri. Infine come ulteriore fattore si aggiunge l`umidita` congenita dell`ambiente lagunare, per rendere il carcere l`ambiente ideale per la diffusione malattie, epidemie, topi, ratti e insetti.

L’ultima valutazione con i numeri ci da` la visione esatta dei reali miglioramenti che si pote` ottenere: nel Palazzo Ducale riusciva a sopravvivere il 35% dei prigionieri, nel Palazzo delle Prigioni Nuove si giunse a circa il 45-50%, che in parole povere, significa che il restante 50% terminava qui la propria esistenza.

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